lunedì 31 marzo 2014

Ad un passo dalla pensione e a due dal paradiso

No... dico! Ma secondo voi ci credono veramente i politici quando dicono che si può lavorare fino a 65 anni? No, dai secondo me non ci credono nemmeno loro!!! Mah... si ... forse se come lavoro fai il loro mestiere !!! Poi, comunque i risultati si vedono....

No! Io sono già sulla via del rimbesuimento e se il decadimento delle mie attività celebrali dovesse mantenere  questo andamento costantemente decrescente, verso i 50 dovrei cominciare ad essere un organismo un poco obsoleto e dall'efficienza discutibile; Magari sarei degno di rispetto, un vulcano di esperienza, ma comunque un po' passato.

L'anziano non dovrebbe essere sfruttato come forza lavoro, non potrebbe mai competere in termini produttivi con un giovane. Lasciamo riposare le persone che già hanno dato e diamo spazio a chi ha ancora energie da spendere.


Mandatemi in pensione !

mercoledì 26 marzo 2014

Occupazione illegittima del posto pubblico

Una collega questa sera è rabbiosa, è stanca di lottare per far funzionare la sua attività. Vuole chiudere,  mollare! E' stufa di spaccarsi la schiena giorno e notte, di sacrificare la vita vita? Macchè !
E' solo demotivata, disillusa.
Oggi si è beccata una multa per occupazione del suolo pubblico. Ha sistemato dei tavolini di fronte alla sua attività senza aver atteso l'autorizzazione da parte delle autorità competenti.

Dunque....  come è chiaro che gli automobilisti milanesi non amano entrare in zona ecopass volutamente senza tagliando attivo per godere di una bella contravvenzione, allo stesso modo la collega probabilmente non ha volutamente infranto la legge solo in cerca di sfrenato divertimento.
Verosimilmente la sua volontà era cercare di lavorare di più. Non conosco la sua situazione ma so che ha aperto da poco ed è sola.

Certo che le leggi DEVONO essere rispettate! Spesso però,  credo che sia sotto gli occhi di tutti, vengono applicate a macchia di leopardo e  questo demotiva. C'è chi ruba, chi elude, chi evade, chi lavora in nero e quasi sempre quelli maggiormente controllati sono paradossalmente quelli in regola.

Vigili, un po' di umanità! Cercate di capire chi avete di fronte, altrimenti rimarranno solo i delinquenti !

martedì 25 marzo 2014

Quando l'improvvisazione improvvisamente mi prende alla sprovvista

Nell'era della globalizzazione pare che la parola d'ordine sia improvvisare.
Sarà la crisi, sarà la poca chiarezza di intenti ma tutti fanno tutto o cercano di farlo improvvisando,  raggiungendo risultati mediocri e cannibalizzando i mercati.

Il principe del "faccio tutto io" è la grande distribuzione che dopo aver sterminato panettieri, salumieri, giornalai ed averci provato con i farmacisti, ha preso persino di mira persino i propri fornitori introducendo i prodotti a marchio.

Man mano che la povertà ha fiorito anche i piccoli hanno tentato di adottare la strategia indicata dalla grande distribuzione. Così quando vado dal fruttivendolo trovo il pane, dal panettiere i salumi, dal salumiere i dolci e dal pasticcere mi faccio fare il sito web.
Il risultato ovviamente è un'impoverimento della professionalità e della qualità della propria specializzazione. Il futuro dei piccoli? Quasi scontato.

Infine chi ha la sfortuna di non avere un'occupazione si arrabatta, si improvvisa nelle più disparate professioni e discipline perchè nessuno è in grado di offrirgli un lavoro.

Come al solito sono convinto che la responsabilità di questa entropia generalizzata arrivi dall'alto, perchè è chiaro che il singolo non può che avere un indole egoista, di autoconservazione. Le regole mancano e quando ci sono prendono la forma di burocrazia giurassica.

Abbiamo bisognio di essere governati, guidati, per lavorare all'unisono per risollevare il Paese.

Improvvisare improvvisamente non sembra una soluzione.

lunedì 24 marzo 2014

Estratto del Primo capitolo di un libro che mai finirò !


LA FANTASIA
Svegliarsi di notte con un'idea in testa e non avere la capacità di astenersi dall'alzarsi dal letto e darle forma nero su bianco, potrebbe essere un significativo indicatore  della la vostra produttività intellettuale come della vostra pazzia.

Le buone idee non nascono mai dal caso e crescono e maturano solo in terreni fertili e rigogliosi pronti ad accompagnale nel loro fiorire. 
Il terreno più fertile nel quale le idee prendono forma e si sviluppano si chiama fantasia.

La fantasia è una qualità propria di coloro che non conoscono e che non sono viziati dalla  presunzione di sapere già abbastanza ed hanno ancora vivo e ardente il desiderio di imparare, scoprire, vedere, stupirsi. Con il passare del tempo nostra la fantasia si affievolisce, si spegne soffocata da false certezze, dogmi e consuetudini. In effetti, i tipici portatori di questa magnifica qualità sono i bambini. Loro si, chi più chi meno, sono sempre capaci di sognare.

Modestamente quando ero bambino ero intriso di fantasia, forse anche troppo. Durante la mia frizzante frequentazione della scuola elementare Goffredo Mameli di Milano, contavo una quantità illimitata di balle ai miei compagni di classe che a bocca aperta mi consideravano quasi un super eroe. Ricordo con piacere un appuntamento, dato ad un  amichetto, nel bel mezzo di una notte d’inverno Milanese. Il ritrovo era Piazza Duomo, l'orario mezzanotte, la destinazione.... la Luna! A cavalcioni della mia astronave progettata in classe durante le ore di lezione. 
Il meschino amichetto ricordo che mi bidonò e la mattina seguente gli spiegai che dovetti fare tutto da solo al freddo e con l'impiccio della nebbia.
Reiteravo la storiella periodicamente fino a quando il timore che qualcuno mi rispondesse : “Ma io c’ero! Sei tu che non sei venuto!” mi fece cambiare la trama.

Sempre del rigoglioso periodo, ricordo con molto piacere un’altra esperienza. La mia maestra, Katia Gasparro, amava lasciarmi presentare alcune delle mie invenzioni davanti alla classe, padrone della cattedra. Queste trovate solitamente erano composte da pezzi di Meccano, ereditato da mio nonno, assemblati tra loro ed arricchiti con fili elettrici colorati ed arrotolati a spirale per fare un po’ di scena. 
Una delle molteplici invenzioni la ricordo con chiarezza.  Aveva montato in cima due carrucole rosse e lucide unite da una cinghia di gomma nera,. Sulla parte anteriore era fissato un termometro  analogico munito di lancetta. Si trattava ovviamente di una macchina del tempo che si azionava imprimendo la rotazione  alle carrucole per mezzo di una manovella. La destinazione, ovviamente era impostata dalla lancetta del misuratore di temperatura. L’energia che muoveva i meccanismi dei mie fantasiosi archibugi era la fantasia che la Maestra Katia lasciava scorrere liberamente tra me, l'invenzione e i miei interlocutori misteriosamente silenziosi e complici della magia.

Vorrei avere ancora la stessa energia vitale di allora e riuscire ancora a credere nell'improbabile, facendolo sembrare ai miei occhi un’ovvia certezza che aspetta solo di essere resa nota al resto del mondo. 

La fantasia creativa è poi la scintilla che accende fuochi dai colori e dalle sfumature spesso inattese che rivelano al mondo, grazie alla loro luce, paesaggi e situazioni altrimenti coperte dall'oscurità e dal piattume. La fantasia è l’unico rimedio alla sterilità intellettuale. 

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Pensate che lo smartphone e che continuate a trastullare per tutto il giorno è una testimonianza tangibile del prodotto di  infinite manifestazioni di pensieri fantastici e creativi. Gli elettroni,  tolti dal  movimento entropico e senza senso canalizzati in circuiti elettrici, danno vita a impulsi digitali che acquistano  un significato all’interno dell’informazione primordiale: il bit. Tutto questo è concentrato naturalmente in un contenitore dal design funzionale ed accattivante frutto dello studio di artisti  del design.  

Luminari della fisica e scienziati dell’ultimo cinquantennio sarebbero fieri di avervi messo nella condizione di poter trasmettere  al vostro partner romantiche  stringhe di caratteri digitali inviati   su protocollo Global System for Mobile Communications ( GSM ) e per mezzo di  complicatissime infrastrutture di telecomunicazione.

“TAT Xò TDP, KE ZZZ !  HAGN”

Ancor più che fantastico, mitico!

Bisognerebbe soffermarsi un po’ di più a riflettere su cosa si sta trastullando… eh.. eh…eh… cerchiamo  di non fantasticare troppo che andiamo fuori tema!

Insomma la fantasia è il presupposto perché le idee possano venire alla luce, mi pare ormai chiaro.

Purtroppo capita e credo sia normale che con il tempo  perdiamo la capacità di sognare. Ci sediamo, ci scoraggiamo, lasciamo che siano fattori esterni a stimolare e soddisfare i nostri cervello. E’ un po’ come se facessimo della ginnastica passiva. Ci lasciamo muovere e ammettiamolo anche un po’ rincoglionire da trasmissioni televisive, modi di vivere, e tendenze che non fanno altro assopire la nostra individualità e soffocare la nostra fantasia. Diventiamo apatici senza più voglia di guidare realmente la nostra vita ed i nostri pensieri forse per la paura di non essere accettati.

Già, perché quando un impulso di fantasia creativa ci suggerisce un’idea, la prima cosa a cui pensiamo è come verrà giudicata e come si rapporta al contesto sociale nel quale viviamo. Se esiste la probabilità, anche remota, che possa non piacere a chi ci sta intorno, ecco che la nostra idea viene repressa, perché prevale la ricerca dell’accettazione e la stupida convinzione che gli altri siano più bravi di noi; ovvio sintomo della nostra insicurezza.   Si, la paura di essere giudicati , secondo me,  è decisamente uno dei freni principali della  fantasia. 

Vi è mai capitato di raccontare una vostra pazza idea a qualche amico o conoscente? Vi hanno mai squadrati come se foste dei folli, ingenui o presumibilmente un po’ fumati? Beh… a me è capitato, più e più volte. Talvolta, però, se soffermate l’attenzione  su quello sguardo, rischierete di scorgere anche sentimenti di invidia ed il desiderio che non riusciate a raggiungere il vostro obiettivo! Fidatevi prima di tutto di voi stessi, lasciate spazio alla fantasia, razionalizzate le vostre idee senza reprimerle in alcun modo e trasformatele in un progetto concreto. Pensateci, ripensateci in modo oggettivo e se siete ancora convinti che la vostra idea possa realmente funzionare, non ascoltate nessuno, portatela avanti!

Il mondo è così perché lo abbiamo costruito così, non c’è giusto o sbagliato non c’è limite.
La società è una tela dipinta in migliaia di anni sulla quale avete il privilegio, il diritto ma anche il dovere, di lasciare la vostra pennellata andando a completare  un quadro in continua evoluzione. 
E chi se ne frega che stile c’è a fianco alla vostro tratto, tanto se siete accostati ad un  Caravaggio sarebbe inutile cercare di imitarlo. Lasciate piuttosto spazio alla Vostro  stile ed alla vostra creatività!

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Fantasticare quindi fa bene, anzi abbiamo teorizzato essere essenziale al proliferare di idee di valore, ma una volta giunti alla conclusione  che la nostra idea è veramente fica, dobbiamo necessariamente cominciare  riflettere su come calarla in un contesto pratico.
E’ in questo momento  che dobbiamo tirare fuori gli attributi perché scendendo nella pratica ci si sconta irrimediabilmente con vincoli, costrizioni, limiti  e difficoltà che dobbiamo saper affrontare.
In questa fase ci troviamo come innanzi ad un bivio, in prossimità del quale la maggior parte delle persone prendono la strada della rinuncia.

La fantasia è un sentimento che per definizione  non va d’accordo  con limiti e costrizioni ed è facile che questi fattori portino ad un suo  smorzamento tale da farvi passare la poesia inducendovi alla rinuncia.
Attenzione, non c’è nulla di male,  anche perché non è detto che ogni idea sia veramente quella buona o quella vincente. L’importante è non scoraggiarvi e tenere sempre allenato questo rigoglioso sentimento creativo.

Se invece, di fronte al bivio, avete scelto la strada degli impavidi le possibilità sono due.

Potreste essere dei pazzi scatenati privi di senno, incoscienti di quanto  state facendo e dove state andando realmente. In questo caso, non preoccupatevi, un muro  duro duro presto vi fermerà e spero sinceramente per voi che non vi faccia troppo male.

Se siete ben coscienti della strada che andrete  a percorrere e delle fatiche che vi aspettano allora potrebbe essere una strada in discesa perché la consapevolezza di intenti unita alla fantasia trasforma i sogni in realtà.

domenica 9 marzo 2014

Un domandone Geniale

Non è che mi piaccia molto parlare di politica e non  è certo questo il contesto migliore per farlo, ma non posso esimermi dal dovere morale di dire la mia!

Prendetela come fosse una ricetta, una dritta su come dare sapore a ciò che non sa più di nulla, anzi sa un po' di marcio.

I cari amici di Sky TG24 che una volta ricordo sapevano fare informazione, oggi hanno proposto questo interessantissimo ed intelligente quesito :"Meglio dare priorità al taglio delle tasse per le imprese o per i lavoratori?"

Non mi pare strano constatare una stracciante vittoria dell'opzione lavoratori.
La domanda, oltre che ad essere piuttosto stupida risulta anche poco significativa, poichè appare piuttosto chiaro che la proporzione numerica imprenditore/lavoratore non è certo equilibrata. Ma infondo chissssenefrega! Il quizzone ha un sapore di semplice mezzuccio per divertire il pubblico piuttosto che un utile sondaggio.

Ciò che però mi fa realmente infervorare, non è tanto la bassa qualità del servizio di informazione, quanto la cecità tutta italiana in merito alla posizione dei lavoratori.

Dirò la mia, risulterò antipatico ma sono certo che qualunque lettore in cuor suo si renderà conto che la mia versione è una verità, scomoda e antipatica e difficile da accettare, come tante verità.

Il dipendente non paga tasse. Quando contratta il suo stipendio con il datore di lavoro guarda quanti soldini gli arriveranno in tasca. Guarda l'importo della busta paga a fine mese. Chiede se è prevista la tredicesima, la quattordicesima e se sono inclusi i buoni pasto. Il dipendente non paga le tasse.
Tutti sappiamo che le aziende come sostituto di imposta pensano per conto del dipendente ad ottemperare ad ogni onere di natura tributaria, previdenziale ed assicurativa. A pagare le tasse sono le aziende per conto del dipendente.
Sarebbe divertente vedere quante tasse verrebbero versate se il lordo dello stipendio fosse dato per intero al lavoratore. In questo caso sarebbe giustificata la protesta, la lamentela sulle troppe tasse.
Domani proverò a chiedere al primo dipendente che incontro quali e quante tasse paga che gli vengono trattenute in busta paga :-)

Sia chiaro che non ce l'ho assolutamente con "il dipendente". Massimo ed assoluto rispetto per  qualunque lavoratore. Senza di lui l'impresa non esisterebbe e non potrebbe funzionare. Sto facendo solo un ragionamento sulla consapevolezza, solo per non ridurre sempre tutto a chiacchiere da bar ( o da sky TG24 )

In questo paese le aziende andrebbero rispettate un po' di più, perchè sono il vero ma soprattutto l'unico motore che tiene in moto questo paese. Dovremmo prendere più coscienza di un meccanismo tanto semplice quanto evidentemente oscuro. Man mano che le aziende chiuderanno il lavoro verrà sempre più a mancare. Sono le imprese a generare e mantenere i posti di lavoro.

Lo stato dovrebbe funzionare da garante tra le parti e tutelare gli interessi dell'una e dell'altra  perchè elementi essenziali e complementari del sistema produttivo.  Lo stato dovrebbe innanzitutto tutelare le imprese perchè FONTE primaria di ricchezza e di lavoro e contestualmente garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori e più in generale i diritti fondamentali di ogni cittadino.

Questo non sta succedendo e giornalmente ci farciscono con notizie da soap opera lasciando cadere il paese nel baratro. Speriamo di toccare presto il fondo.