LA FANTASIA
Svegliarsi di notte con un'idea in testa e non avere la capacità di astenersi dall'alzarsi dal letto e darle forma nero su bianco, potrebbe essere un significativo indicatore della la vostra produttività intellettuale come della vostra pazzia.
Le buone idee non nascono mai dal caso e crescono e maturano solo in terreni fertili e rigogliosi pronti ad accompagnale nel loro fiorire.
Il terreno più fertile nel quale le idee prendono forma e si sviluppano si chiama fantasia.
La fantasia è una qualità propria di coloro che non conoscono e che non sono viziati dalla presunzione di sapere già abbastanza ed hanno ancora vivo e ardente il desiderio di imparare, scoprire, vedere, stupirsi. Con il passare del tempo nostra la fantasia si affievolisce, si spegne soffocata da false certezze, dogmi e consuetudini. In effetti, i tipici portatori di questa magnifica qualità sono i bambini. Loro si, chi più chi meno, sono sempre capaci di sognare.
Modestamente quando ero bambino ero intriso di fantasia, forse anche troppo. Durante la mia frizzante frequentazione della scuola elementare Goffredo Mameli di Milano, contavo una quantità illimitata di balle ai miei compagni di classe che a bocca aperta mi consideravano quasi un super eroe. Ricordo con piacere un appuntamento, dato ad un amichetto, nel bel mezzo di una notte d’inverno Milanese. Il ritrovo era Piazza Duomo, l'orario mezzanotte, la destinazione.... la Luna! A cavalcioni della mia astronave progettata in classe durante le ore di lezione.
Il meschino amichetto ricordo che mi bidonò e la mattina seguente gli spiegai che dovetti fare tutto da solo al freddo e con l'impiccio della nebbia.
Reiteravo la storiella periodicamente fino a quando il timore che qualcuno mi rispondesse : “Ma io c’ero! Sei tu che non sei venuto!” mi fece cambiare la trama.
Sempre del rigoglioso periodo, ricordo con molto piacere un’altra esperienza. La mia maestra, Katia Gasparro, amava lasciarmi presentare alcune delle mie invenzioni davanti alla classe, padrone della cattedra. Queste trovate solitamente erano composte da pezzi di Meccano, ereditato da mio nonno, assemblati tra loro ed arricchiti con fili elettrici colorati ed arrotolati a spirale per fare un po’ di scena.
Una delle molteplici invenzioni la ricordo con chiarezza. Aveva montato in cima due carrucole rosse e lucide unite da una cinghia di gomma nera,. Sulla parte anteriore era fissato un termometro analogico munito di lancetta. Si trattava ovviamente di una macchina del tempo che si azionava imprimendo la rotazione alle carrucole per mezzo di una manovella. La destinazione, ovviamente era impostata dalla lancetta del misuratore di temperatura. L’energia che muoveva i meccanismi dei mie fantasiosi archibugi era la fantasia che la Maestra Katia lasciava scorrere liberamente tra me, l'invenzione e i miei interlocutori misteriosamente silenziosi e complici della magia.
Vorrei avere ancora la stessa energia vitale di allora e riuscire ancora a credere nell'improbabile, facendolo sembrare ai miei occhi un’ovvia certezza che aspetta solo di essere resa nota al resto del mondo.
La fantasia creativa è poi la scintilla che accende fuochi dai colori e dalle sfumature spesso inattese che rivelano al mondo, grazie alla loro luce, paesaggi e situazioni altrimenti coperte dall'oscurità e dal piattume. La fantasia è l’unico rimedio alla sterilità intellettuale.
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Pensate che lo smartphone e che continuate a trastullare per tutto il giorno è una testimonianza tangibile del prodotto di infinite manifestazioni di pensieri fantastici e creativi. Gli elettroni, tolti dal movimento entropico e senza senso canalizzati in circuiti elettrici, danno vita a impulsi digitali che acquistano un significato all’interno dell’informazione primordiale: il bit. Tutto questo è concentrato naturalmente in un contenitore dal design funzionale ed accattivante frutto dello studio di artisti del design.
Luminari della fisica e scienziati dell’ultimo cinquantennio sarebbero fieri di avervi messo nella condizione di poter trasmettere al vostro partner romantiche stringhe di caratteri digitali inviati su protocollo Global System for Mobile Communications ( GSM ) e per mezzo di complicatissime infrastrutture di telecomunicazione.
“TAT Xò TDP, KE ZZZ ! HAGN”
Ancor più che fantastico, mitico!
Bisognerebbe soffermarsi un po’ di più a riflettere su cosa si sta trastullando… eh.. eh…eh… cerchiamo di non fantasticare troppo che andiamo fuori tema!
Insomma la fantasia è il presupposto perché le idee possano venire alla luce, mi pare ormai chiaro.
Purtroppo capita e credo sia normale che con il tempo perdiamo la capacità di sognare. Ci sediamo, ci scoraggiamo, lasciamo che siano fattori esterni a stimolare e soddisfare i nostri cervello. E’ un po’ come se facessimo della ginnastica passiva. Ci lasciamo muovere e ammettiamolo anche un po’ rincoglionire da trasmissioni televisive, modi di vivere, e tendenze che non fanno altro assopire la nostra individualità e soffocare la nostra fantasia. Diventiamo apatici senza più voglia di guidare realmente la nostra vita ed i nostri pensieri forse per la paura di non essere accettati.
Già, perché quando un impulso di fantasia creativa ci suggerisce un’idea, la prima cosa a cui pensiamo è come verrà giudicata e come si rapporta al contesto sociale nel quale viviamo. Se esiste la probabilità, anche remota, che possa non piacere a chi ci sta intorno, ecco che la nostra idea viene repressa, perché prevale la ricerca dell’accettazione e la stupida convinzione che gli altri siano più bravi di noi; ovvio sintomo della nostra insicurezza. Si, la paura di essere giudicati , secondo me, è decisamente uno dei freni principali della fantasia.
Vi è mai capitato di raccontare una vostra pazza idea a qualche amico o conoscente? Vi hanno mai squadrati come se foste dei folli, ingenui o presumibilmente un po’ fumati? Beh… a me è capitato, più e più volte. Talvolta, però, se soffermate l’attenzione su quello sguardo, rischierete di scorgere anche sentimenti di invidia ed il desiderio che non riusciate a raggiungere il vostro obiettivo! Fidatevi prima di tutto di voi stessi, lasciate spazio alla fantasia, razionalizzate le vostre idee senza reprimerle in alcun modo e trasformatele in un progetto concreto. Pensateci, ripensateci in modo oggettivo e se siete ancora convinti che la vostra idea possa realmente funzionare, non ascoltate nessuno, portatela avanti!
Il mondo è così perché lo abbiamo costruito così, non c’è giusto o sbagliato non c’è limite.
La società è una tela dipinta in migliaia di anni sulla quale avete il privilegio, il diritto ma anche il dovere, di lasciare la vostra pennellata andando a completare un quadro in continua evoluzione.
E chi se ne frega che stile c’è a fianco alla vostro tratto, tanto se siete accostati ad un Caravaggio sarebbe inutile cercare di imitarlo. Lasciate piuttosto spazio alla Vostro stile ed alla vostra creatività!
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Fantasticare quindi fa bene, anzi abbiamo teorizzato essere essenziale al proliferare di idee di valore, ma una volta giunti alla conclusione che la nostra idea è veramente fica, dobbiamo necessariamente cominciare riflettere su come calarla in un contesto pratico.
E’ in questo momento che dobbiamo tirare fuori gli attributi perché scendendo nella pratica ci si sconta irrimediabilmente con vincoli, costrizioni, limiti e difficoltà che dobbiamo saper affrontare.
In questa fase ci troviamo come innanzi ad un bivio, in prossimità del quale la maggior parte delle persone prendono la strada della rinuncia.
La fantasia è un sentimento che per definizione non va d’accordo con limiti e costrizioni ed è facile che questi fattori portino ad un suo smorzamento tale da farvi passare la poesia inducendovi alla rinuncia.
Attenzione, non c’è nulla di male, anche perché non è detto che ogni idea sia veramente quella buona o quella vincente. L’importante è non scoraggiarvi e tenere sempre allenato questo rigoglioso sentimento creativo.
Se invece, di fronte al bivio, avete scelto la strada degli impavidi le possibilità sono due.
Potreste essere dei pazzi scatenati privi di senno, incoscienti di quanto state facendo e dove state andando realmente. In questo caso, non preoccupatevi, un muro duro duro presto vi fermerà e spero sinceramente per voi che non vi faccia troppo male.
Se siete ben coscienti della strada che andrete a percorrere e delle fatiche che vi aspettano allora potrebbe essere una strada in discesa perché la consapevolezza di intenti unita alla fantasia trasforma i sogni in realtà.
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